Negli ultimi anni ci sono stati molti rapimenti
d'italiani in diverse aree belliche nel mondo. Purtroppo,
alcune persone hanno anche perso la vita. Da sempre il
ministero degli esteri italiano invita i cittadini ad essere
prudenti. Per questo sconsiglia d'effettuare viaggi verso
paesi dove sono presenti conflitti o guerre civili.
Le motivazioni che possono portare un nostro
connazionale ad intraprendere viaggi a così alto rischio
possono essere molteplici :
- Lavoro allettante (Esigenza di crescere
professionalmente o d'incrementare più velocemente i propri
guadagni)
- Volontariato sociale (Desiderio d'aiutare persone in difficoltà)
- Vacanze alternative (Sete di conoscenza o
d'avventura).
In generale, il buon senso ci farebbe
pensare che,
un conto è trovarsi nel bel mezzo d'una rivoluzione senza
alcun preavviso, altro è andarsi a cercare consapevolmente i
guai. Ma esistono situazioni dove è giusto rischiare
deliberatamente la pelle per una delle motivazioni sopra
elencate? Le situazioni potrebbero essere tante e tutte
possono avere una loro credibile giustificazione.
Il
giornalista può presentare il rischio che si assume come un nobile contributo al diritto d'informazione. Ma anche il
disoccupato può avere le sue nobili ragioni nel diventare un
mercenario se spinto dal bisogno di mantenere dignitosamente
moglie e figli. Il volontario può motivare il suo gesto
facendo riferimento alla difesa degli inalienabili diritti
umani. Però, anche i turisti alternativi possono affermare che
la loro presenza contribuisce ad aiutare le popolazioni
soprattutto sotto il profilo economico.
Chi ha ragione? Chi,
invece, torto? Chi ha il "dovere" di rischiare di più?
Quando ero piccolo tutte le volte che uscivo di casa mio
padre mi ripeteva sempre : "Stai lontano dai guai e non
frequentare cattive compagnie".
Mi ricordo anche d'aver
visto mia suocera scuotere la testa sconsolata mentre dal
telegiornale apprendeva la notizia d'uno dei tanti italiani rapiti
durante la guerra in Iraq. Poi, l'ho udita mugugnare a bassa
voce : "Se stava a casa non gli succedeva". A questo punto,
al di la di ogni possibile giustificazione, io mi domando :
"Aveva, forse, ragione papà o la suocera?". |