Stiamo vivendo una realtà sociale che
genera modelli culturali deboli. Quotidianamente viviamo l'esperienza d'una società
opportunista che non vuole avere punti di riferimento
"Troppo" significativi. Ma dove sta andando il "Nostro Mondo" mentre
ognuno insegue ogni giorno le vicissitudini della propria personale
realizzazione? Se vogliamo rispondere adeguatamente a tale domanda è necessario
partire dal definire chi è l'uomo, cosa vorrebbe essere, cosa
potrebbe essere, cosa
può fare concretamente. Non
vogliamo fornire definizioni astratte ma
desidereremmo poter offrire risposte concrete finalizzate
al raggiungimento d'obiettivi personali, sociali, politici.
Chi
siamo?
Siamo l'unione degli opposti. Il punto d'incontro tra
finito ed infinito. Riusciamo a concepire e vivere interiormente
il concetto d'infinito
ma siamo nello stesso tempo consci
d'essere limitati. Il dramma esistenziale nasce dal rendersi conto
che la nostra esistenza ha definiti limiti spaziali e temporali. Ma
come può una creatura vivente percepire così chiaramente l'infinito ed
accettare di non esserlo? Questo conflitto definisce chiaramente la
situazione umana. L'uomo è un essere conflittuale perché vive un
continuo conflitto interiore. Egli vive la propria esistenza in una
prospettiva di spazio e tempo non legata ai limiti temporali e
spaziali della propria vita biologica.
Cosa
vorremmo essere?
La risposta è evidente. Ogni uomo desidererebbe
essere infinito ed eterno. Qualcuno potrebbe affermare che si
potrebbe accontentare d'un po' meno. Ma veramente poche persone
riuscirebbero a dire no alla possibilità di diventare onnipotenti
se questo fosse realisticamente ed oggettivamente possibile.
Purtroppo, non si hanno dimostrazioni scientificamente certe
dell'esistenza d'esseri umani onnipotenti. Questo non esclude la
possibilità della loro esistenza. Sarebbe auspicabile trovarne uno al più
presto per poter capire come fare per essere altrettanto onnipotenti. Ma fino ad allora cosa facciamo?
Cosa
potremmo essere?
I termini infinito, eterno, onnipotente sono sempre
stati attributi associati alla definizione di Dio. In molte
religioni si afferma che l'uomo è simile a Dio. Simile in che cosa?
Ogni religione offre una propria, rispettabile ed autorevole opinione.
Forse tra le diverse opinioni si può trovare un minimo comune
denominatore. L'uomo manifesta la sua similarità con Dio perché riesce a
pensare e
percepire
interiormente l'infinito nello spazio, nel tempo, nel fare,
nell'avere, nell'essere. L'uomo è diverso da Dio perché non
può vivere fisicamente la dimensione dell'infinito da nessun punto
di vista. Dunque, l'uomo può realizzare la propria dimensione d'onnipotenza
infinita solo sul piano della propria interiorità.
Cosa
possiamo fare?
Diverse filosofie e religioni sono nate per risolvere questo conflitto interiore. Esse sono sorte in diversi
contesti ambientali, sociali e culturali. Le religioni costituiscono uno
strumento importantissimo d'evoluzione umana ma il fine
dell'esistenza d'ogni uomo deve essere sempre la completa realizzazione
personale. "Io uomo, vivendo pienamente la realtà del mondo, posso
scoprire e realizzare interiormente la mia personale prospettiva
d'infinito". Ognuno avrebbe il dovere d'interrogarsi nella solitudine
della propria coscienza per trovare nuove risposte qualora una
qualsiasi regola culturale, sociale o religiosa non vada in questa
direzione. Non bisogna aver paura del cambiamento positivo. E'
necessario aprirsi al nuovo per tendere alla propria realizzazione. L'uomo che vive
interiormente l'esperienza dell'infinito, quando osserva il mondo esteriore si rende conto
che esso può diventare la più dolorosa delle prigioni. Osservando le
inutili e continue sofferenze dei suoi simili che cercano d'appagare
vanamente il proprio desiderio d'infinito nell'esteriorità del mondo,
ne prova profonda e caritatevole compassione. Osservando in questo
modo gli altri ci si può rendere finalmente conto anche della propria
situazione di conflitto e sofferenza interiore. Così umanamente osservato, l'altro non è più il bersaglio su cui scaricare le
frustrazioni generate dal proprio conflitto interiore. L'altro
diventa l'uomo come me che soffre. Il fratello con cui cercare
insieme nuovi, futuri ed infiniti orizzonti. Dunque, solo attraverso un
progressivo processo di sviluppo interiore è possibile poter
trovare e far trovare pace, fuggire dal conflitto interiore, dalla
violenza e dalle atrocità della guerra.
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